[Lego ergo sum - Mag 14]: Universo di Heinlein, La linea d'Ombra, Mind MGMT, Orfani

In breve, volevo riproporre commenti sparsi su un po' di cose che ho letto ultimamente come feci il mese scorso. Il problema - se così si può chiamare - è che date le mie attuali condizioni fisiche ho avuto più tempo da dedicare alla lettura e quindi non esaurirò in un solo post ciò che mi piacerebbe dire a proposito. Dato che sono indietrissimo, queste sono alcune letture del mese di Maggio, e non sono neanche tutte.


Universo (aka "Orfani del cielo"), di Robert Heinlein.



Uno degli aspetti che adoravo del quartiere prati a Roma erano le bancarelle con i libri usati; dato che Marzia abitava li, erano praticamente una tappa fissa da visitare, e spulciare mi ha fatto trovare un po' di tesori perduti e chicche interessanti. Universo l'ho preso proprio lì, pubblicato nella collana Urania collezione che è infamissima perché se da una parte pubblica romanzi che altrimenti mai in italiano avremmo visto, ma dall'altra una volta passato il mese di uscita in edicola bisogna per forza di cose affidarsi al mercato dell'usato.

#Miodiosalvatemidallaprolissità
Beh quest'opera di Heinlein, autore del più famoso "Starship Troopers" dal.quale è tratto il bellissimo film di Verhohen, è l'inauguratrice di un intero filone della fantascienza dedicata ai centenari viaggi di navi umane destinate a colonizzare mondi lontani.
Quando va bene.
Perché a bordo della Vanguard, gargantuesca nave colonia diretta verso il sistema Centauri, accade qualcosa che rende il proprio equipaggio ignaro della missione ma soprattutto di qualsiasi conoscenza pregressa circa l'universo che li circonda. In poche parole, una sorta di regressione al medioevo porta l'equipaggio a non riuscire a comprendere che esiste un intero universo al di fuori delle note paratie.

Da patito di esplorazione spaziale immaginare un epico viaggio verso mondi distanti è il sogno di una vita, e anche ciò che guida il mio percorso realizzativo da molti anni a questa parte. Tema quindi per me affascinantissimo da sempre, e sognarci e specularci sopra fa sempre un gran bel piacere alla mia anima. 
Una scena in tal senso è emblematica: la prima volta che il protagonista vede le stelle e l'universo che circondano la nave, la prima volta che si accorge dell'immensità che circonda ciò che per tutta la vita aveva pensato fosse il suo mondo. Tutto il suo mondo. 
E' una scena che mi ha sinceramente emozionato per l'intensità del sentimento che ha ispirato nel mio cuore, lo stesso che fu per me quando per la prima volta guardai la Luna attraverso l'oculare del binocolo prima e del telescopio poi. Maestoso.

Dopo questa intrigante premessa e la mia iniziale ottima predisposizione ho dovuto però constatare alcuni difetti che non mi hanno fatto apprezzare questa celebrata opera di Heinlein come pensavo che avrei fatto.
In primis un aspetto che si nota abbastanza è che questo libro secondo me risente dell'età. E sono molti i segnali, e due in particolare:

  • Compressione: al giorno d'oggi siamo abituati a saghe infinite, serie TV che durano n stagioni e a ritmi di svolgimento delle storie in generali più lunghi rispetto a qualche tempo fa, anche grazie, forse, alla maggior cura che si dona all'approfondimento dei personaggi o alle vicende personali. E ciò si può ritrovare nella letteratura, nei fumetti, nei film e nei telefilm. Bene, Universo è proprio figlio del suo tempo. L'approfondimento dei personaggi è abbastanza asciutto rispetto alle mode attuali, e mi è quasi sembrato che tutta la vicenda, che comunque è abbastanza epica in sé riguardando un viaggio secolare di colonizzazione spaziale, fosse compressa e quasi troppo rapida, tutto avviene con un ritmo rapido ma non serrato. Però ripensandoci non so se sia un mio problema o proprio un problema del libro in sé dato che leggo costantemente libri classici che hanno qualche secolo sulle spalle e non ho mai avuto questa sensazione. Né la stessa cosa mi è accaduta con libri sci-fi più anziani.
  • Visione della donna: ecco, qui magari mi sono fatto troppi film mentali, ma mi sembra proprio che il nostro caro scrittore abbia relegato le (poche) donne presenti nel racconto a ruolo di cartonati da scenografia. A parte che tutti i personaggi principali ed utili per lo sviluppo della trama sono uomini, l'unica volta che due ragazze intervengono nella vicenda sono palesemente trattate come fardello, e se non mi sbagliano non pronunciano neanche una parola. Ora, non so se questo fatto sia dovuto ad una visione un po' retrograda della donna e al fatto che noi siamo giustamente abituati a vedere tostissime eroine in azione, oppure sia un effetto voluto per mostrare il regresso assoluto della civiltà avvenuto nei lunghi decenni di permanenza sulla nave. Potrebbe esser anche questa una ipotesi plausibile, ma non saprei.

In sostanza, riconosco a questo libro il ruolo di apripista di una branca della fantascienza, ma sono onesto e ammetto che non mi ha soddisfatto quanto avrei voluto.

La linea d'ombra, di Joseph Conrad



In realtà nel mese di maggio ho finalmente avuto il piacere di leggere il celebre romanzo breve di Conrad, ma avevo intenzione di scriverne qualcosa a parte perché è un libro che effettivamente mi ha lasciato qualcosa di non banale dentro. 
Forse perché l'ho letto nel momento giusto. 
Forse anche io sto attraversando la famigerata linea d'ombra di cui parla il buon Joseph. 
O forse perché tutto era già particolare il giorno in cui lo comprai assieme ad un altro libro di cui spero di parlarvi: "Il rosso", del grande Jack London. 

La particolarità di questo acquisto fu la scarsa probabilità che, senza volerlo, due libri di due case editrici diverse, avessero la copertina contigua.

Quello fu il libro che mi fece decidere di approfondire la conoscenza del grande Jack London. Tante particolarità stupide, che solo dei capolavori possono evocare a sé come segni.

Mind MGMT 1



È il primo numero, costa un euro (grazie Panini, bastarda Panini), la tematica pare vagamente interessante a quanto leggevo su internet.
Che fai, non lo prendi?
Quanto è indie questo stile grafico
Intrigante inizio di serie, il numero è veramente molto breve (per gli standard nostri, in realtà sono 24 pagine come negli Usa) e ci sono un mistero a bordo di un aereo a mò di Fringe, agenti speciali assassinati, una smemorata che cerca un uomo scomparso, gente che agisce in modo inspiegabile, le domande che si accumulano come in Lost (omaggiato da una piccola citazione).
Tanta carne al fuoco, tanti punti interrogativi gettati nella mischia nella speranza che non si ricada nella sindrome da Lindelof.

I disegni sono gradevoli e indie quanto basta, e anche la carta e l'impacchettamento sono molto particolari.
Vedremo il mese prossimo come prosegue.


NDR: ogni numero successivo, di 24 pagine a 3 euro? Ma siamo pazzi? Droppato istantaneamente. Attenderò il TP. E non vedremo il mese prossimo come prosegue.

Orfani #8 e #9




Non so come e non so perché, ma se c'è un motivo per leggere Orfani la conferma ne è il numero 8. Qui c'è la summa di tutto ciò che io personalmente attendevo dal primo numero dell'opera di Recchioni, e guarda caso ci sono più dialoghi del solito (sono una persona pesante).
Amore, morte, sangue, rivelazioni, colpi di scena, colpi di testa, momenti mariomeroli (perdonami Doc per la citazione ma mi piace troppo come espressione), disegni fighi, dialoghi giusti e cliffhanger! Daje così!

Freddo come lo spazio
Dato il ritardo nel pubblicare questo post, ho anche avuto il tempo di leggere il numero successivo, ed anche esso l''ho trovato ottimo. La qualità del nuovo brand Bonelli si è impennata e ogni numero riesce nel suo piccolo a stupire con rivelazioni che non sono soltanto quelle clamorose della trama ma anche e soprattutto quelle che scavano nel carattere dei protagonisti. 

E secondo me è forse questo il lato migliore: i personaggi principali sembrano abbastanza stereotipati ma in realtà sono più complessi di quanto non si creda e hanno, nolenti o volenti, dei lati moooolto oscuri che stanno esplodendo come schegge impazzite. 
Tra tutti il contrasto tra il lato angelico e quello crudele della Mocciosa è quello più sottilmente inquietante e il mio preferito. Quella ragazzina è Eros & Thanatos.



Adesso ho davvero capito che Orfani meritava di esser seguito, non fosse altro perché rappresenta il ben riuscito tentativo di tentare nuove vie da parte della più classica tra le case editrici italiane. 

C'è tanto amore in Orfani. Ma è curiosamente ed inquietantemente legato alla morte.
PS Plauso per la scelta di concepire questa serie a colori. Non si tratta di un puro orpello grafico a mio avviso, ma di strumento utile alla narrazione. 
In Orfani il colore stesso "racconta", anche grazie all'impeccabile lavoro svolto dai coloristi. Se volete dare uno sguardo, potete cliccare QUI e gustare le belle tavole del numero 9 direttamente sul blog di Alessia Pastorello, una delle coloriste della serie che ho il piacere di conoscere personalmente. 




A presto per una nuova carrellata di opinioni inutili su storie varie ed eventuali! 

Commenti

Post più popolari