[Lego ergo sum] Kobane calling, un reportage di Zerocalcare

Bentornati signore e signori alla rubrica che più mi piace scrivere ma che non scrivo mai! 
E mi sembra anche giusto ritornarci con un qualcosa di atipico, che non è né libro, né volume, né pamphlet, ma un reportage pubblicato su una rivista. 
Ebbene si, ed è un gran bel reportage.



La rivista è Internazionale, settimanale che si occupa prevalentemente di esteri, e pubblica articoli ed approfondimenti sui fatti della settimana a cura di firme importanti da tutto il mondo. Nel numero uscito venerdì, ci sono ben 41 pagine dedicate al reportage "Kobane calling" realizzato da Michele Rech, in arte Zerocalcare, a seguito della sua esperienza come volontario della Staffetta Romana per Kobane nell'omonima città al confine tra la Turchia e la Siria. 

Kobane è balzata agli onori della cronaca per i cruenti scontri tra miliziani di ISIS, il tristememente noto Califfato islamico della Grande Siria e dell'Iraq, e la resistenza curda, che li ci abitava, avendo dato vita, come ci spiega il buon fumettista di Rebibbia, ad una Confederazione democratica retta da un contratto sociale, nella regione autonoma del Rojava, praticamente una mosca bianca nel medioriente, ma non solo. 
E i curdi, non so se lo sapete, ma sono un popolo bistrattato a dir poco: rappresentano insieme ai Rom una delle più grandi etnie senza unità nazionale, ed è da almeno un secolo che tentano la via dell'indipendenza e vengono sistematicamente repressi, deportati e anche perseguitati. Ma questi fatti li trovate su internet e sui libri, non sono qui per impartire lezioni di geopolitica, che poi sbaglio, o sono di parte e l'internet mi si arrabbia. Era per creare un background valido.



Per Zerocalcare questo del reportage a fumetti è un genere nuovo, ma a mio avviso l'ottima riuscita della sua prima prova sta proprio nel fatto di non aver adottato variazioni sostanziali di stile rispetto a quello che già è apprezzato dai suoi lettori: il punto di vista di un ragazzo qualunque, anche un po' pigro, disincantato e senza sofisticazioni intellettualoidi fa centro ancora una volta perché per noi trentenni comuni sembra quasi di indossare una seconda pelle.
Come a Rebibbia, così a Kobane, con una semplice domanda: perché sono qui? Chi me l'ha fatto fare?
Beh, riflettendoci, a parte chi il volontariato ce l'ha nel sangue e a sprezzo del pericolo sceglie di partire spinto da ataviche pulsioni (Greta e Vanessa?), la persona comune si chiede proprio quello: perché dovrei rischiare la vita per andare in un posto del genere, dimenticato dagli dei e dagli uomini rinunciando alla mia serenità occidentale e borghese? Proprio questo sarà il fil rouge, filtrato attraverso una azzeccatissima "immagine" pop, di un racconto che si dipana tra vita quotidiana, considerazioni e riflessioni di un qualcuno che un conflitto l'ha sempre e soltanto visto in TV, stupore di fronte a realtà che sono aliene a tutti noi.

Emblematici i dialoghi con la guida curda e con il guerrigliero che con tranquillità e fermezza spiegano all'autore cosa significhi davvero vivere a un centinaio di metri dalle bombe, e guardare la propria casa, al di là di un filo spinato, utilizzata come base da miliziani tagliagole.

Una notte, il protagonista non riesce a dormire perché c'è qualcuno che non smette di parlare: due fidanzati si danno la buonanotte via Skype nella camerata dove sono alloggiati tutti, volontari e non. Un evento praticamente di routine per noi, ma strana in un contesto così particolare, tanto che è da quel momento che, sia chi legge che chi scrive, comincia a capire quale sia il vero significato di quella esperienza.




Non saprei dire quanto inconsapevolmente, (ma sicuramente ne fa propria la lezione), Zerocalcare riesce ad adattare al suo stile pop, moderno e ironico il modo di vedere e raccontare di un grande autore di reportage a fumetti, Guy Delisle. Ciò che mi aveva fatto appassionare ai lavori del fumettista canadese era proprio l'abilità di narrare le sue esperienze in posti dalle culture così differenti dalle nostre come Nord Corea, Israele, Birmania e Cina come se fosse uno qualunque di noi ad essere lì con lui: senza il filtro del buonismo a tutti i costi, le perplessità, la vita di tutti i giorni, le ossessioni e le domande che io stesso mi farei, riportate in opere semplici ma allo stesso tempo interessanti, appassionanti e che ti lasciano dentro altrettante domande e curiosità. (Prima o poi riuscirò a scriverne qualcosa in proposito, giuro!)

Le firme di Zerocalcare sono ovunque: i genitori, l'armadillo, il riferimento alla cultura anni '80, il linguaggio, il saper narrare la propria esperienza interiore. Ed è sorprendente quanto paragonare i miliziani dell'ISIS ai predoni di Ken il Guerriero non stoni affatto, anzi serva piuttosto a capire meglio.

L'opera del fumettista può piacere o no: ma in ogni caso se già apprezzate il suo blog, o i suoi lavori non fatevi scappare questo reportage che sarà in edicola fino a venerdì. Se non vi piace, oppure non lo conoscete, dategli un'opportunità, perché qui oltre alle "solite" vicende più personali parla di attualità, e lo fa anche bene.


Commenti

Post più popolari